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DaD: una questione semantica (e non solo)

Nel 2013 usciva il saggio del linguista israeliano Guy Deutscher La lingua colora il mondo. Come le parole deformano la realtà, nel quale, a partire dalla denominazione dei colori in varie lingue del mondo, si mostra come la lingua che parliamo possa avere un’influenza molto marcata sulle nostre percezioni. L’idioma di una nazione rispecchia la sua cultura e la sua modalità di pensiero anche nella classificazione linguistica delle sfumature cromatiche che cogliamo osservando il mondo che ci circonda. Le parole che usiamo rappresentano il nostro punto di vista sul mondo.

Proviamo a fare un piccolo esperimento linguistico con l’espressione Didattica a Distanza. In Italia per un percorso di studio erogato a distanza generalmente si usavano l’espressione Formazione a Distanza, indicata anche con l’acronimo FAD, oppure il prestito anglosassone E-Learning. Premesso che formazione a distanza ed e-learning non si riferiscono a concetti perfettamente sovrapponibili, è interessante notare che tali nomenclature siano entrambe riconducibili al campo semantico dell’apprendimento e della formazione. Il punto di vista scelto si riferisce a chi apprende a distanza o viene formato e non tanto – o, almeno, non soltanto – a chi assume il ruolo di formatore o eroga contenuti di apprendimento.

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Kit di Didattica a Distanza

A dispetto delle aule vuote – ma ancora presidiate da DS e collaboratori scolastici – e della permanenza a casa di alunni/e e docenti che ha spinto qualcuno a pensare che si trattasse per tutti/e di una lunga vacanza, la scuola italiana è in grande fermento! La didattica a distanza, l’innovazione e le tecnologie sono entrate prepotentemente nel mondo della scuola, aprendosi un varco in una situazione di emergenza in cui non è possibile fare altrimenti. Sebbene non manchino le difficoltà, come abbiamo visto nell’articolo Andrà tutto bene!, ora è il momento di agire, rimandando al post coronavirus riflessioni e proposte concrete per una scuola del futuro in cui non resti indietro chi è meno tecnologico o non ha i mezzi per diventarlo.

La rete pullula di webinar, scambi sui social, tutorial e corsi online per qualsiasi cosa. In questo momento, la parola d’ordine è condivisione: di idee, di esperienze, di competenze, di dubbi, di incertezze, di paure, ma anche di entusiasmo, di voglia di rinnovare la scuola con i fatti e non solo a parole! In questa rete – reale e virtuale – di studenti, docenti, tecnici, personale ATA e dirigenti che si stanno mettendo in gioco in un momento così tragico per il nostro Paese, il contagio – quello di buone prassi! – non è affatto un rischio ma una grande opportunità!

Per questo ho pensato a un piccolo aiuto per studenti e soprattutto docenti che non hanno grande esperienza di didattica a distanza, raccogliendo idee per creare un ponte tra la didattica tradizionale e la didattica a distanza e segnalando alcuni link utili per proseguire la propria formazione altrove.

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Andrà tutto bene!

In questi giorni sospesi di ansia e di ritiro sociale, si assiste a un dibattito assai vivace sulla didattica a distanza. Non entro nel merito di questioni pedagogiche sull’importanza della relazione educativa e sull’incapacità di sostituire la scuola in presenza. In effetti è così: la relazione non si può sostituire con una videoconferenza o con una videolezione. Il virtuale è solo un surrogato. Lo sa bene chi, come me, sperimenta un lavoro diverso dopo aver passato anni e anni in classi di adolescenti: un’ora di lezione in classe riempie la vita di emozioni, energia, fatica che solo bambini/e e ragazzi/e sono capaci di farci sperimentare!

Tuttavia, per altri motivi, penso che il coronavirus segnerà una cesura nel mondo scolastico. Forse, quando tutto questo sarà finito, riusciremo a vedere una scuola ante e una scuola post coronavirus.

La quarantena ci obbliga, infatti, a fare i conti con il binomio digitale & didattica oppure, per i più tradizionalisti, digitale vs didattica.

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